SOGNANDO LA CALIFORNIA
(Marsilio, 1991)
Vent’anni: una vita trascorsa serena, una maturità appena intravista, senza raggiungerla e tanta tanta insicurezza. Così, con mille problemi irrisolti, la protagonista di questo romanzo parte per Los Angeles, ripetendo l’itinerario di sua madre, venti anni prima. C’è in lei il desiderio di ripercorrerne i passi, di doppiarne le esperienze, di svelarne i segreti: nella madre, nella sua sicurezza, nella sua vitalità si specchia, illudendosi di essere adulta.
La California diventa il luogo ideale di un’iniziazione alla vita vera, il paradiso terrestre della libertà, la grande città dove si impara a vivere.
Cinzia Tani ha scritto uno strano “romanzo di formazione” che svela lo stato d’animo di una generazione senza risentimenti e senza conflitti. Sulle orme della madre la ragazza ripercorre un itinerario che non le appartiene, vive la doppia esistenza del suo passato e del suo presente che si sovrappongono fino a confondersi.
Nella luce accecante di una California troppo sognata per essere ancora vera, la vita si ripete identica a se stessa, eppure è da qui, da questa assistere alle proprie azioni come guardando il film che le ritrae, che comincia il viaggio dell’esistenza.
Non c’è conflitto e non c’è risentimento contro il passato, c’è soprattutto il bisogno di appropriarsene rivivendolo e c’è ancora la delusione di guardarsi sullo schermo di questa esistenza al quadrato.
È difficile immaginare il mondo ideale dei più giovani, ma in Sognando Californi scopriamo per la prima volta gli intriganti conflitti interiori di una generazione tanto serena e sicura quanto in balia di un mondo che ha perso la bussola.