I MESI BLU
(Marsilio, 1987)
La bellissima scena iniziale con la festeggiata che decide d’improvviso di fare a meno della festa e scaccia gli ospiti ci fa capire subito che questo è un libro di misteri. Cecilia, la protagonista, non spiega, vive le sue avventure accumulando misteri nel cuore stesso della banalità, ovvero un luogo di vacanze facili in cui le tocca lavorare per sperimentare se sia lo spazio adatto a ricavarne un film come regista, quindi a costruire una storia plausibile attraverso artifici. Parrebbe un cammino, una carriera, una routine in grado di aumentare la confusione della protagonista, renderla più fragile, più evanescente. E, invece, assistiamo alla crescita, all’acquistare suggestione e peso addirittura carnale di una donna dei nostri giorni, a volte consapevole, a volte disperata di rendersi conto che i misteri non stanno solo fuori di lei, nell’ambiguità e nel crimine del tessuto sociale, ma anche e soprattutto in lei stessa, sospetta e innocente di qualsiasi colpo di testa.